Il secondo mandato di questo presidente è destinato a rimodellare la politica economica globale, con tariffe commerciali, tagli fiscali e un dollaro più forte che incidono sull’inflazione e sui tassi di interesse. Mentre la Fed potrebbe mantenere o inasprire i tassi, si prevede che la BCE taglierà ulteriormente poiché la crescita dell’Eurozona rimane debole.
Donald Trump presterà giuramento come 47esimo presidente degli Stati Uniti più tardi oggi, segnando l’inizio di un secondo mandato che dovrebbe rimodellare la politica economica in patria e all’estero.
La sua agenda, incentrata su ampie tariffe commerciali, tagli alle imposte sulle imprese, restrizioni all’immigrazione e una maggiore pressione sugli alleati della NATO, potrebbe avere conseguenze di vasta portata sulla crescita, sull’inflazione e sui tassi di interesse, non solo negli Stati Uniti ma a livello globale.
Nell’Eurozona, è probabile che le politiche di Trump influenzeranno le decisioni monetarie della Banca Centrale Europea nei prossimi mesi, accelerando potenzialmente i tagli dei tassi e incidendo sui tassi di cambio.
La BCE continuerà a tagliare i tassi?
Gli economisti si aspettano un ampliamento del divario tra la politica monetaria degli Stati Uniti e quella dell’Eurozona. Mentre è probabile che la Federal Reserve mantenga i tassi di interesse stabili, o addirittura inasprisca la politica per combattere le pressioni inflazionistiche, si prevede che la BCE continuerà a tagliare i tassi.
Per Hélène Baudchon, economista senior di BNP Paribas, gli Stati Uniti dovranno affrontare gli effetti inflazionistici della “Trumponomics”, un mix di protezionismo commerciale e politiche fiscali espansive che potrebbe mantenere elevata la pressione sui prezzi e costringere la Fed a mantenere lo status quo sui tassi di interesse. .
Per l’Eurozona, vede una traiettoria diversa: “Il previsto rafforzamento della crescita rimarrà limitato e vincolato, ma il ritorno dell’inflazione al target del 2% sarà assicurato, consentendo alla BCE di continuare i suoi tagli dei tassi”.
Alla Bank of America, l’economista Ruben Segura-Cayuela avverte che una tariffa del 10% sulle importazioni dell’Unione europea potrebbe pesare sull’attività economica, riducendo “0,4-0,5 punti percentuali del PIL dell’area euro”.
Aggiunge che, se l’incertezza e gli shock tariffari si materializzassero, la BCE potrebbe essere costretta a tagliare i tassi “superiori a 25 punti base” e ad abbassare il tasso terminale al di sotto dell’1,5%.
Che impatto avranno i dazi sull’inflazione e sull’euro?
Il percorso dei tassi della BCE dipenderà da come si svilupperanno le politiche di Trump e dai loro effetti di ricaduta sull’economia europea.
CaixaBank osserva che la BCE segue una strategia “dipendente dai dati”, ma suggerisce che le sue decisioni saranno probabilmente influenzate dalle aspettative sulla politica economica statunitense.
Le tariffe proposte da Trump – che vanno dal 10-20% su tutte le importazioni e fino al 60% sui beni cinesi – sono ampiamente considerate inflazionistiche.
“L’implementazione di dazi diffusi eserciterà una pressione inflazionistica sugli Stati Uniti”, afferma Rogier Quaedvlieg, economista di ABN Amro, sottolineando che ciò contraddice l’impegno elettorale di Trump di ridurre l’inflazione.
Dominic Wilson, economista di Goldman Sachs, vede ulteriori rischi per l’eurozona, affermando che è “particolarmente vulnerabile” all’incertezza che circonda le nuove restrizioni commerciali.
“È difficile immaginare una risposta fiscale coordinata a una posizione ciclica già debole data l’incertezza politica in Germania e Francia”, afferma. Di conseguenza, un ulteriore allentamento della BCE rimane la risposta politica più probabile.
Un dollaro più forte è un altro probabile risultato delle politiche di Trump, che potrebbe pesare sull’euro. Kamakshya Trivedi, analista valutario di Goldman Sachs, afferma: “Ci aspettiamo che il dollaro si riprenda di circa il 5% nel corso del prossimo anno grazie all’attuazione di nuove tariffe e alla continua sovraperformance degli Stati Uniti. Ora prevediamo che EUR/USD sia inferiore alla parità”.
Per l’Eurozona, l’entità dell’impatto tariffario dipenderà dalla risposta della Bce.
Il think tank Bruegel con sede a Bruxelles avverte che le tariffe agiranno come uno “shock negativo sull’offerta” per l’economia dell’UE.
Tuttavia, gli stimoli fiscali statunitensi, una maggiore inflazione e un dollaro più forte potrebbero stimolare la domanda di esportazioni europee, compensando parzialmente il danno. “L’effetto macroeconomico netto sull’UE dipenderà in gran parte dalla reazione della Banca centrale europea”, affermano gli analisti di Bruegel.
La crescita economica degli Stati Uniti potrebbe rallentare?
Nonostante la spinta di Trump verso tagli fiscali e politiche commerciali protezionistiche, alcuni economisti sostengono che la sua agenda potrebbe creare ostacoli alla crescita degli Stati Uniti.
Quaedvlieg di ABN Amro avverte che i dazi potrebbero ritorcersi contro, colpendo l’economia statunitense in un momento inopportuno.
“I dazi probabilmente arriveranno in un momento particolarmente inopportuno”, dice, sottolineando che l’inflazione rimane al di sopra dell’obiettivo e che i segnali di disinflazione si sono arrestati.
Secondo l’esperto, ciò potrebbe costringere la Fed a mantenere i tassi di interesse più alti per un periodo più lungo, rendendo più difficile il raggiungimento dell’obiettivo di Trump di una crescita economica più forte. “Queste tariffe distorceranno il commercio globale e minacceranno anche la ripresa dell’eurozona e della Cina”.
Sostiene che tariffe più elevate probabilmente distorceranno i flussi commerciali globali, creando sfide non solo per gli Stati Uniti ma anche per l’Eurozona e la Cina.
Baudchon di BNP Paribas indica che il 2025 potrebbe ridurre la divergenza tra i tassi di crescita degli Stati Uniti e dell’Eurozona, poiché entrambe le economie si trovano ad affrontare sfide legate al commercio.
Tuttavia, lei ritiene che le dinamiche dell’inflazione rimarranno invece su percorsi diversi, portando ad un “disaccoppiamento delle politiche monetarie”.
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