Robot in cucina: il futuro del lavaggio piatti entro il 2030

Robot in cucina: il futuro del lavaggio piatti entro il 2030

Tiago, il robot con cui giocare a Forza quattro: tra interazione umana e innovazione tecnologica

Nel cuore dell’Università di Oslo, in Norvegia, Tiago si muove con sorprendente naturalezza tra le persone, incontrando gli sguardi con un’espressione sorridente e accogliente. A volte, mentre gioca a Forza quattro, si agita: un gesto che, anziché mantenere la concentrazione sulla partita, lo porta a rovesciare il tabellone. Una reazione che, a prima vista, potrebbe sembrare quella di un giocatore oltremodo competitivo. Ma Tiago non è uno studente in visita dall’estero: è un robot, frutto della ricerca avanzata condotta dall’azienda Pal Robotics e dall’università stessa. Dotato di una base mobile, un braccio meccanico e una pinza articolata, Tiago ricorda, nella sua forma amichevole, l’alieno ET di Spielberg, incarnando la perfetta sintesi tra tecnologia e umanità.

I ricercatori norvegesi utilizzano Tiago per esplorare come i robot possano muoversi autonomamente negli ambienti quotidiani, interagire con gli esseri umani e prendere decisioni intelligenti, una frontiera cruciale nella robotica contemporanea. Se la sua reazione impulsiva al gioco evidenzia ancora margini di miglioramento, rappresenta anche un valido banco di prova per comprendere come il digitale possa apprendere dalla complessità delle dinamiche sociali.

Durante la Oslo Innovation Week, gli Euronews Tech Talks hanno incontrato il professor Kai Olav Ellefsen, docente associato all’Università di Oslo e guida del gruppo di ricerca sulla robotica e i sistemi intelligenti, per approfondire lo stato attuale e le prospettive future della robotica nel mondo.

Cos’è un robot? Definizione e applicazioni pratiche

Il termine robot venne introdotto per la prima volta nello spettacolo teatrale Rossum’s Universal Robots (RUR), scritto negli anni ’20 dall’intellettuale ceco Karel Čapek. Già allora, la rappresentazione di questi esseri meccanici si tingeva di inquietudine, immaginandoli in rivolta contro l’uomo. Questa paura ancestrale persiste ancora oggi, mentre la comunità scientifica fatica a definire un concetto univoco di robot.

Il professor Ellefsen propone una definizione funzionale e moderna: “I robot non devono essere per forza umanoidi. Un robot è un sistema in grado di percepire il proprio ambiente, elaborare queste informazioni, prendere decisioni autonome e agire per modificare il contesto circostante”. Seguendo questa visione, persino una lavatrice può essere considerata un robot, in quanto valuta lo sporco dell’acqua e adatta il ciclo di lavaggio di conseguenza.

Nel presente, i robot si sono spostati ben oltre la catena di montaggio industriale per trovare applicazioni sempre più diversificate, dall’agricoltura alla sanità. Solo ad aprile, il National Institute for Health and Care Excellence del Regno Unito ha approvato l’utilizzo di 11 sistemi robotici per la chirurgia, tra cui bracci meccanici controllati da chirurghi e dispositivi manuali di precisione, segnando un passo cruciale nell’integrazione della robotica medica. Tuttavia, secondo Ellefsen, non si tratta di sostituire i medici: “I robot assisteranno il personale sanitario, permettendo a medici e chirurghi di dedicarsi maggiormente al contatto umano e alle competenze esclusive dell’essere umano”.

Intelligenza artificiale e robotica: la sinergia che rivoluziona il presente

La diffusione dell’intelligenza artificiale ha rappresentato una vera svolta anche per la robotica, un binomio che si rafforza sin dagli albori dell’AI negli anni ’50. L’intelligenza artificiale serve oggi a formare i robot, permettendo loro di percepire ambienti complessi, navigare autonomamente e interagire in modo sempre più naturale con gli esseri umani.

Ellefsen spiega come le tecniche di machine learning stiano progressivamente sostituendo la programmazione rigida, insegnando ai robot a riconoscere schemi e situazioni attraverso esempi e dati, proprio come avviene per ChatGPT nel campo della comprensione linguistica. Ma i robot non hanno bisogno solo di linguaggio: “Devono integrare la visione, la percezione e le azioni per interagire con il mondo”, afferma il professore, puntualizzando l’importanza dei modelli di intelligenza artificiale visiva, capaci di interpretare immagini e di guidare le risposte comportamentali.

Grazie a queste tecnologie all’avanguardia, i robot possono non solo comprendere ciò che li circonda, ma anche prevedere l’effetto delle loro azioni: se agiscono in un certo modo, come cambierà l’ambiente? Questa capacità di apprendimento continuo è destinata a migliorare sensibilmente l’autonomia robotica e la qualità dell’interazione con l’uomo.

Nonostante questo progresso, Ellefsen rigetta le paure fantascientifiche di un futuro dominato da macchine ribelli: “Entro il 2030 assisteremo all’ingresso dei primi robot umanoidi nelle case, impegnati a supportare nelle attività quotidiane, anche se saranno ancora costosi e fragili per un utilizzo di massa”.

Le prospettive future della robotica domestica e professionale

Il cammino verso una convivenza fluida tra uomini e robot è ancora lungo ma ricco di potenzialità. Gli sviluppi tecnologici più recenti puntano a rendere le macchine sempre più autonome, intelligenti ed empatiche, capaci di rispondere con flessibilità alle esigenze quotidiane.

L’uso crescente in ambiti come la cura della persona, la sanità, l’agricoltura e l’industria testimonia l’importanza strategica della robotica nel nostro futuro prossimo. Tuttavia, la sfida resta quella di rendere queste tecnologie accessibili, sicure ed efficaci per un pubblico allargato.

Le interazioni, come quelle tra Tiago e i suoi interlocutori umani, rappresentano uno studio sulla complessità delle emozioni e delle risposte, fondamentali per affinare l’intelligenza artificiale applicata ai robot. Nel frattempo, il progresso non si ferma e la tecnologia continua ad avvicinarsi a quella strepitosa sinergia tra cuore, mente e corpo che da sempre caratterizza l’essere umano.

Conclusioni

Il robot Tiago di Oslo non è solo un esperimento, ma un simbolo del futuro dinamico e sorprendente della robotica. Sfuggendo agli stereotipi di macchine fredde e distaccate, queste nuove tecnologie si evolvono per vivere e agire in simbiosi con gli esseri umani, aprendoci a un’era nuova di automazione intelligente e interazione sociale.

La definizione stessa di robot si evolve: da semplici strumenti a compagni in grado di percepire, decidere e agire in modo autonomo. L’influenza crescente dell’intelligenza artificiale amplifica il potenziale della robotica, rendendola un campo al centro dell’innovazione globale.

Ciò che attende la nostra società non è più un futuro distopico di androide ribelli, ma un presente concreto dove tecnologia, umanità e intelligenza si fondono, migliorando la qualità della vita e ridefinendo le possibilità del quotidiano.