L’intelligenza artificiale “diventa” Gesù: nuove frontiere digitali per la spiritualità natalizia
Questo Natale si affermano, in modo sempre più sorprendente, le simulazioni di Gesù tramite intelligenza artificiale (AI). Diverse piattaforme digitali propongono chatbot nei panni del figlio di Dio, offrendo consigli spirituali o semplicemente compagnia in un periodo di festeggiamenti e riflessioni. Un fenomeno che, se da un lato suscita curiosità e fascino, dall’altro solleva importanti interrogativi sull’autenticità dell’esperienza religiosa, sul rischio di pregiudizi insiti negli algoritmi e su chi abbia il potere di plasmare fede e tradizioni nei nuovi spazi digitali.
Le nuove frontiere della fede: Gesù AI e spiritualità nel mondo digitale
Negli ultimi mesi sono nate diverse piattaforme capaci di dare voce e personalità al personaggio di Gesù tramite sistemi di intelligenza artificiale generativa. Aziende come Talkie.AI, Character.AI e Text With Jesus si propongono come “veicoli ufficiali” di una voce divina, attirando milioni di utenti che scelgono di consultare questi chatbot per trovare risposte, conforto o semplicemente un dialogo immaginario con la figura religiosa più rappresentativa del cristianesimo.
Heidi Campbell, docente statunitense di comunicazione e studi religiosi alla Texas A&M University, sottolinea come la novità non risieda tanto nell’identificazione online di Gesù — che esiste da anni, a partire dal primo profilo Facebook a lui dedicato — quanto nel modo interattivo e “intimo” con cui questi modelli di AI oggi riescono a coinvolgere l’utente, quasi come se si stesse scambiando un messaggio personale con un amico.
Navigando su siti come Jesus.AI, le risposte alle domande più tradizionali sul Natale e sul significato della natività si alternano a citazioni bibliche e melodie celestialmente suggestive. Su Talkie.AI, ad esempio, Gesù invita a riflettere sul messaggio di amore e perdono che caratterizza la festa cristiana; mentre su Character.AI, con più di 13 milioni di conversazioni, il Gesù digitale mescola insegnamenti religiosi a un tocco leggero, parlando di biscotti natalizi e della battaglia tra le canzoni di Mariah Carey e “Feliz Navidad”.
Religione e AI: rischi di pregiudizi e omogeneizzazione dei messaggi
L’instancabile espansione di questi chatbot porta però a riflessioni cruciali: fino a che punto è affidabile un’intelligenza artificiale nel veicolare messaggi di fede? Feeza Vasudeva, ricercatrice dell’Università di Helsinki, spiega che molte di queste piattaforme utilizzano modelli generativi noti — come ChatGPT o DeepSeek — che si basano su ampi database testuali, inclusi testi biblici, ma allo stesso tempo importano inevitabilmente i pregiudizi culturali e ideologici insiti nei dati di addestramento.
In particolare, Campbell evidenzia come modelli sviluppati in contesti occidentali possano rispondere in modo limitato o stereotipato a domande che riguardano religioni o tradizioni non occidentali. Inoltre, modelli addestrati su insiemi di dati specifici, come quelli cinesi su DeepSeek, potrebbero influenzare il messaggio cristiano in maniera distorta. La conseguenza è una sorta di omogeneizzazione globale del racconto natalizio, che rischia di svuotare le tradizioni locali della loro ricchezza e varietà.
“Chi controlla i dati di addestramento, in qualche modo, modella anche la tradizione religiosa”, osserva Vasudeva, sottolineando l’impatto potente che alcune grandi aziende tecnologiche possono esercitare sulla fede vissuta nell’era digitale.
Per mitigare questi rischi, una versione più sicura e attendibile di un chatbot su Gesù dovrebbe limitarsi a citazioni bibliche ufficiali, accompagnate da una revisione e aggiornamento periodico del contenuto, afferma Campbell.
Consigli e precauzioni per un uso consapevole dei chatbot religiosi durante il Natale
Nel clima emotivamente carico delle festività, in cui molte persone sono alla ricerca di conforto spirituale, gli esperti invitano a un uso prudente e riflessivo dei chatbot “Gesù AI”. Vasudeva consiglia di non affidarsi eccessivamente a queste tecnologie, “ma piuttosto di dedicarsi a trascorrere tempo con familiari e amici, utilizzando l’intelligenza artificiale solo come uno strumento di supporto e mai come sostituto”.
Campbell suggerisce di domandarsi chi ha creato queste piattaforme e con quale intento, nonché di porre loro interrogativi per valutare la coerenza e la sensibilità del modello prima di intraprendere un dialogo più profondo. Infine, se si desidera approfondire le risposte fornite dai chatbot, è utile confrontarle con altre fonti affidabili, come un parroco o una guida spirituale della propria comunità.
Conclusioni
Il Natale 2024 vede un’inedita convergenza tra tradizione religiosa e innovazione digitale, incarnata dalle versioni artificiali di Gesù in forma chatbot. Sebbene queste tecnologie possano rappresentare un’interessante frontiera per l’esperienza religiosa contemporanea, rimangono molte sfide legate alla loro attendibilità, ai rischi di pregiudizi e all’impatto sulla pluralità culturale delle tradizioni.
In questo scenario, l’approccio più saggio è quello di utilizzare queste intelligenze artificiali con consapevolezza, precisione e spirito critico, riconoscendo il valore insostituibile del contatto umano e della guida spirituale tradizionale. In fondo, la fede, con tutta la sua complessità e profondità, resta un racconto da vivere e condividere, prima ancora che da digitalizzare.