<p>Le riforme strutturali, invocate come risposta alla crisi economica per far riguadagnare competitività alle imprese e dare slancio alla crescita, hanno finora mostrato soprattutto il loro aspetto più duro per i cittadini.</p>
<p>Tagli dei posti di lavoro e riduzioni degli stipendi hanno impoverito molte famiglie, ma i sostenitori di queste politiche assicurano che gli effetti positivi non tarderanno ad arrivare.</p>
<p>Maithreyi Seetharaman ci guida in un viaggio tra le riforme attuate in Spagna e in Portogallo per conoscerne i risultati.</p>
<p>Il Portogallo ha intrapreso una serie di riforme strutturali, ma, secondo le raccomandazioni della Commissione europea, c‘è ampio margine di miglioramento.<br />
Dopo la riforma del mercato del lavoro, quella della pubblica amministrazione ha sollevato conflitti nel Paese ed è stata respinta dalla Corte costituzionale. Il governo deve però trovare altrove le risorse per circa 700 milioni di euro.</p>
<p>A Lisbona, l’inviato Giovanni Magi ci spiega a che punto è la situazione in Portogallo. “Il Paese è uscito nel maggio scorso dal programma di salvataggio da 78 miliardi di euro in tre anni. Ma questo programma ha aggravato la situazione del debito pubblico. E se il ritorno sui mercati finanziari è stato confortante, con interessi ragionevolmente bassi sui titoli di Stato, l’economia si è di nuovo contratta nel primo trimestre di quest’anno.”</p>
<p>Dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico sono stati espressi in un manifesto, firmato da circa 60 intellettuali, economisti e politici, mentre gli imprenditori puntano il dito contro la burocrazia che soffoca le imprese.</p>
<p>Gayle Allard, docente di Economia alla IE Business school di Madrid, osserva: “Le riforme strutturali spesso non costano nulla. Non costa niente cambiare una norma o semplificare l’attività delle aziende. È difficile capire perché un paese come la Spagna si è mosso così lentamente su queste riforme, rispetto a quelle relative al bilancio, che sono così dolorose e ostacolano la crescita.”</p>
<p>La Spagna è uscita dalla recessione l’anno scorso. La disoccupazione è ancora molto alta, ma adesso stabile. Si prevede che Madrid corregga il suo deficit eccessivo entro il 2016.<br />
Ma il Paese non è stato in grado di contrastare l’aumento della povertà e l’esclusione sociale.</p>
<p>L’inviata Monica Pinna ci fa conoscere la storia di Paco e Isabel, entrambi ora disoccupati così come il loro figlio.</p>
<p>Ma l’economista Juan E. Iranzo assicura che la Spagna è sulla strada giusta. “Ora stiamo esportando e, da aprile, stiamo creando nuovi impieghi. Quindi le reforme strutturali stanno creando benefici alla società.”</p>
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