Il film della francese Justine Triet si è aggiudicato i premi per miglior film, regia, sceneggiatura, montaggio e quello per la migliore attrice, Sandra Hüller
Berlino ha fatto da cornice alla 36esima edizione degli European Film Awards, i premi del cinema europeo. La capitale tedesca è la città che ha ospitato più volte la cerimonia, compresa la prima edizione nel 1988, poco prima della caduta del Muro.
Il 2023 è stato l’anno di “Anatomia di una caduta” della regista francese Justine Triet, che si è aggiudicato i premi per miglior film, regia, sceneggiatura, montaggio e quello per la migliore attrice, Sandra Hüller. Protagonista della pellicola, ambientata in una zona remota delle Alpi francesi, è una scrittrice sospettata della morte del marito.
“Penso che in Europa ci sia una libertà che deve essere preservata e protetta – dice Triet -. Una libertà di espressione, una libertà di dire veramente quello che si pensa, che in realtà è piuttosto rara quando si viaggia per il mondo, ci si rende conto che è molto preziosa.”
Sandra Hüller compare anche in “La zona d’interesse”, film di Jonathan Glazer sulla vita familiare del comandante del campo di concentramento di Auschwitz. Il film non ha ricevuto nessuno premio, nonostante il plauso unanime della critica, ma la protagonista ha sottolineato comunque l’importanza del lavoro della European Film Acadamy.
“È stata un’edizione straordinaria – dice Hüller -. Tutti coloro che stanno dietro le quinte fanno un lavoro silenzioso ma importante. Hanno fatto un lavoro magnifico per riunirci qui, a discutere di argomenti interessanti”.
I film della rassegna trattano spesso temi di stretta attualità in Europa. “Green Border”, della regista polacca Agnieszka Holland, fa luce sulla situazione dei migranti intrappolati tra Bielorussia e Polonia. Il film è stato criticato dall’estrema destra polacca. “Ci sono film che affrontano con coraggio varie questioni, non solo direttamente politiche – dice Holland -. Allo stesso tempo viviamo in una realtà in cui tutto è politica”.
Nessun premio per “Io, capitano” di Matteo Garrone. Il regista italiano proverà a rifarsi il prossimo 7 gennaio ai Golden Globes, dove è candidato al premio per il miglior film non in lingua inlgese. “Il cinema cerca di raccontare una storia – dice Garrone – di far vivere un’esperienza al pubblico e di creare empatia con il pubblico e con i personaggi, dando loro la possibilità di vivere in soggettiva il viaggio”.
Nessun premio neanche per “Foglie al Vento”, l’ultima opera del finlandese Aki Kaurismaki, che a Cannes si era aggiudicato il premio della giuria.
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