La velocità con cui la tecnologia AI deepfake genera notizie false è preoccupante. Possono ricreare video di politici o presentatori televisivi, manipolando la loro bocca per pronunciare parole che non hanno mai pronunciato.
Come possiamo proteggerci dall’essere deepfake? Può una sola foto pubblicata sui social rovinarci la vita? Esiste un modo per regolamentarlo o viviamo nel selvaggio West? Abbiamo posto queste domande agli esperti nel sfatare le notizie false e nella protezione della privacy nell’intelligenza artificiale.
In questo episodio concludiamo la nostra serie in tre parti che esplora i rischi e il potenziale della tecnologia deepfake dell’intelligenza artificiale.
I deepfake possono servire a vari scopi. Nei nostri episodi precedenti, abbiamo esplorato esempi di loro utilizzo come strumento di molestia o per elaborare il dolore per la perdita dei nostri cari.
Ma i deepfake possono essere utilizzati anche per la manipolazione politica.
Come evidenziato in un segmento del programma di debunking di Euronews, The Cube, il giornalista Matthew Hollroyd esplora un deepfake in cui il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy esorta falsamente i cittadini ad arrendersi alla Russia, suscitando preoccupazioni sulla manipolazione della narrativa politica.
Questo incidente sottolinea una tendenza crescente all’utilizzo dei deepfake per fini politici, diffondendo rapidamente la disinformazione sui social media. Le visualizzazioni del video su Twitter, che superano le 100.000, sottolineano l’impatto dei deepfake sulla percezione del pubblico.
Le fake news non sono una novità, ma le deepfake lo sono
Le notizie false sono esistite nel corso della storia.
La storica commedia radiofonica del 1938 “La guerra dei mondi”, diretta da Orson Welles, dimostrò il potere dei media di indurre il panico.
Ma molto prima che il governo romano manipolasse le informazioni per ragioni politiche, con gli imperatori che esageravano le vittorie militari o minimizzavano le sconfitte per mantenere un’immagine di forza e stabilità.
I faraoni seguivano un modello simile, commissionando iscrizioni e monumenti che glorificavano i loro successi e le loro abilità.
Tuttavia, i deepfake rappresentano una minaccia distinta.
Alimentati dall’intelligenza artificiale, creano fabbricazioni iperrealistiche. Ad esempio, l’uso di Hollywood nel resuscitare la Principessa Leia di Carrie Fisher in Rogue One dimostra il potenziale di questa tecnologia per integrare perfettamente le performance passate in nuove produzioni.
Per tutelarsi, il sindacato degli attori di Hollywood ha avviato uno storico sciopero durato 4 mesi, sfociato in un accordo secondo cui gli studios devono ottenere il permesso di un attore prima di creare una versione digitale, con un compenso basato sul ruolo della versione digitale nel film.
Per i presentatori televisivi il rischio di creare disinformazione è significativo. Graphika, una società di ricerca con sede a New York, ha scoperto una campagna legata allo stato cinese che utilizza personaggi generati dall’intelligenza artificiale per avere influenza globale, amplificando il rischio di disinformazione nei media.
Come possiamo proteggerci dai deepfake?
Per contrastare le minacce deepfake, i paesi di tutto il mondo stanno adottando misure legali, iniziative di ricerca e campagne di sensibilizzazione. L’Unione Europea è pioniera con l’EU AI Act, la prima regolamentazione al mondo sull’intelligenza artificiale, anche se il rapido progresso della tecnologia rende la regolamentazione impegnativa.
Gli esperti, tra cui Patricia Thaine, CEO di Private AI, sostengono una legislazione per rilevare e prevenire automaticamente i contenuti inappropriati.
Sophia Khatsenkova, corrispondente di Euronews Tech e disinformazione, suggerisce di utilizzare strumenti di analisi video e plug-in del browser per identificare i deepfake, ma mette in guardia sulla diversa precisione della tecnologia.
Facendo un parallelo con “La guerra dei mondi” di Orson Welles, l’onestà e la trasparenza nell’uso di questi strumenti sono cruciali. La famosa trasmissione di Welles si concludeva con: “Questo è Orson Welles, signore e signori. È fuori luogo assicurarvi che la Guerra dei Mondi non ha ulteriore significato”.
Giornalista • Marta Rodríguez Martinez
Image:Getty Images