I Paesi Bassi sono il paese dell’Unione Europea con la più alta percentuale di lavoratori che lavorano a distanza, secondo una nuova ricerca.
La pandemia di COVID-19 ha visto un cambiamento radicale nel numero di persone che lavorano da remoto, con blocchi e restrizioni che hanno costretto le aziende ad adottare politiche di lavoro flessibili.
Remote, un’azienda globale di soluzioni per le risorse umane, ha ora mappato l’aumento del lavoro a distanza in tutta l’Unione europea dall’inizio della pandemia nel 2020 alla fine del 2022.
La ricerca ha mostrato che in media nell’UE lo scorso anno il 30% dei lavoratori ha lavorato regolarmente da casa (completamente da remoto o con un modello ibrido), rispetto a poco più del 15% nel Regno Unito.
Utilizzando i dati di Eurostat e Statista, Remote ha anche rivelato che il 65% della popolazione attiva nei Paesi Bassi ha lavorato almeno parzialmente da remoto nel 2022.
I Paesi Bassi sono in testa, con il Lussemburgo al secondo posto con il 54,4% e la Svezia al terzo con il 51,8%.
Ecco uno sguardo ai primi 10 paesi con la quota più alta di lavoratori a distanza nell’UE.
I dati utilizzati sono stati raccolti nell’agosto 2022. Remote ha anche fatto previsioni sulla percentuale di lavoratori a distanza per i primi cinque paesi dell’UE per il 2023.
La società prevede che quasi il 10% in più di lavoratori lavorerà a distanza quest’anno nei Paesi Bassi, portando il totale al 73,5%, mentre la quota lussemburghese di lavoratori remoti o ibridi salirà al 60,6% e la Svezia al 56,4%.
Si prevede che l’Irlanda registrerà un forte aumento al 61,6%, così come il Belgio, al 56,1%.
La capitale lavorativa remota d’Europa
La percentuale di lavoratori a distanza nei Paesi Bassi è quattro volte superiore a quella del Regno Unito o degli Stati Uniti, secondo i dati.
La scorsa estate, il parlamento olandese ha approvato la legislazione per stabilire il lavoro da casa come un diritto legale, rendendo i Paesi Bassi uno dei primi paesi a concedere la flessibilità del lavoro a distanza per legge.
Con la nuova normativa, i datori di lavoro devono prendere in considerazione le richieste di lavoro a distanza e fornire una motivazione per negarlo.
Il rapporto di Remote evidenzia che i Paesi Bassi avevano già un numero relativamente elevato di lavoratori a distanza prima della pandemia, con il 28% che lavorava da remoto, che all’epoca era uno dei tassi più alti nell’UE.
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