Un uomo francese ha vinto il diritto di non essere “divertente” al lavoro in una storica battaglia giudiziaria

Un uomo francese ha vinto il diritto di non essere "divertente" al lavoro in una storica battaglia giudiziaria

Odi il tuo capo e i tuoi colleghi abbastanza da preferire non passare un minuto in più in loro compagnia di quanto dovresti? La tua azienda non può licenziarti per questo. Almeno, non in Francia.

È l’ultima sentenza del sistema giudiziario del Paese a seguito di una causa intentata da un francese contro un ex datore di lavoro.

Il sig. T – come viene riferito agli atti del tribunale per proteggere la sua identità – è entrato a far parte di Cubik Partners, una società di consulenza con sede a Parigi, nel 2011.

Nel 2015 è stato licenziato per “carenza professionale”. Secondo i documenti del tribunale, il signor T è stato licenziato perché si è rifiutato di attenersi al “divertimento e pro[fessional]” valori dell’azienda, che prevedeva seminari e aperitivi dopo il lavoro.

Libertà di espressione

Il dipendente ha quindi portato Cubik Partners davanti ai tribunali del lavoro; il caso si è intensificato fino a raggiungere la Corte di cassazione francese, il tribunale di grado più alto del paese e spesso uno di ultima istanza.

Il rifiuto del sig. T di aderire ai valori di Cubik Partners è stato considerato dal tribunale come parte della sua libertà di opinione e di espressione, in particolare dato che le attività della società avrebbero comportato “consumo eccessivo di alcol” nonché “promiscuità, bullismo e incitamento a vari eccessi e cattiva condotta”, secondo la corte archiviazione.

Oltre alla sua libertà di espressione, il tribunale ha anche riconosciuto “il diritto fondamentale del dipendente alla dignità e alla privacy”.

Il maniaco del lavoro è fuori, la “smissione silenziosa” è dentro

Il modo in cui lavoriamo è in continua evoluzione, in particolare dopo la pandemia di COVID-19.

Dopo il turno delle “grandi dimissioni”, in cui milioni di lavoratori hanno lasciato il lavoro, la tendenza delle “licenze silenziose” è l’ultima a mettere in fermento i social media e l’agenda delle notizie.

Come con la maggior parte delle recenti tendenze lavorative, inclusa la “smessa silenziosa”, l’idea che le guida è in realtà un riconoscimento più chiaro dei confini tra vita personale e professionale.

Il modo in cui abbiamo lavorato tradizionalmente è oggi più sfidato che mai; da nomadismo digitale al condensato settimana di quattro giorni.

Con il ritorno in ufficio dopo un periodo di lavoro a distanza, e con esso il ritorno agli eventi sociali legati al lavoro, riuscire a separare la vita lavorativa dal tempo privato sta diventando ancora una volta una sfida.

Nel caso del sig. T, la società è stata condannata a versargli un risarcimento di 3.000 euro. Il caso dovrebbe continuare dopo che il signor T ha chiesto oltre 460.000 euro in spese legali e mancato guadagno.

Image:Getty Images