L’attività del settore privato dell’eurozona si è leggermente contratta nel mese di ottobre, segnando il secondo mese consecutivo di calo.
Il settore privato dell’eurozona si è contratto per il secondo mese consecutivo in ottobre, con il PMI in leggero aumento a 49,7. I servizi hanno rallentato più del previsto e il manifatturiero è rimasto in contrazione. La Germania ha mostrato un miglioramento, ma la Francia è peggiorata significativamente.
Secondo il Flash Eurozone Composite Purchasing Managers’ Index (PMI), la produzione aziendale è aumentata da 49,6 di settembre a 49,7 di ottobre, sebbene sia inferiore al previsto 49,8. Qualsiasi lettura inferiore a 50 indica una contrazione della produzione.
L’espansione dei servizi rallenta più del previsto, il manifatturiero resta in contrazione
Il settore dei servizi ha visto solo un leggero rallentamento dell’espansione, con il PMI per i servizi che è sceso marginalmente a 51,2 da 51,4 di settembre, mancando il previsto 51,5.
Nel frattempo, la contrazione nel settore manifatturiero si è attenuata, con il PMI manifatturiero in miglioramento a 45,9, in aumento da 45 e migliore del previsto 45,3.
I nuovi ordini hanno continuato a diminuire per il quinto mese consecutivo, e la flessione è stata quasi identica a quella osservata a settembre. La domanda internazionale è rimasta debole, poiché gli ordini di esportazione sono diminuiti a uno dei tassi più rapidi quest’anno.
Le imprese hanno risposto alle difficili condizioni ridimensionando le attività di acquisto e riducendo sia le scorte di materie prime che di prodotti finiti.
Anche i dati sull’occupazione riflettono la tensione economica, poiché le aziende dell’Eurozona hanno ridotto il numero della forza lavoro per il terzo mese consecutivo. Il calo dell’occupazione è stato il più rapido dalla fine del 2020, evidenziando le difficoltà che le imprese devono affrontare nel sostenere i livelli di personale.
Germania e Francia: fortune divergenti
La Germania, la più grande economia dell’Eurozona, ha fornito alcune notizie positive.
Il settore dei servizi del paese ha sovraperformato le aspettative (51,4 contro 50,6), mentre anche il tasso di declino del settore manifatturiero si è attenuato (42,6 contro 40,8).
Al contrario, le condizioni economiche in Francia hanno subito un notevole peggioramento.
Il settore dei servizi francese ha registrato il calo più marcato da marzo e la produzione manifatturiera si è contratta più del previsto. Il Flash France Composite PMI è sceso a 47,3 in ottobre, in calo rispetto a 48,6 del mese precedente, ben al di sotto delle aspettative di 49.
La debole domanda è stata un fattore significativo alla base della scarsa performance della Francia. Gli intervistati hanno evidenziato una domanda contenuta da parte dei consumatori e delle imprese, mentre sono stati notati tagli di posti di lavoro sia nel settore dei servizi che in quello manifatturiero per la prima volta in quasi quattro anni.
Commento di esperti
“L’eurozona è bloccata in una situazione di stallo, con l’economia in leggera contrazione per il secondo mese consecutivo. Il crollo in corso nel settore manifatturiero è in gran parte bilanciato da piccoli guadagni nel settore dei servizi”, ha commentato il dottor Cyrus de la Rubia, Capo economista presso la Banca Commerciale di Amburgo.
Il Dott. de la Rubia ha aggiunto: “L’inizio del quarto trimestre è stato migliore del previsto per la Germania. Ciononostante, il PIL potrebbe rimanere invariato per tutto l’anno, come previsto dal Fondo Monetario Internazionale nella sua ultima proiezione, dopo un calo dello 0,3% nel 2023. I dati dell’indagine forniscono timidi segnali che potremmo iniziare a vedere la luce alla fine del tunnel nel settore manifatturiero”.
Sulle prospettive della Francia, de la Rubia ha dichiarato: “Il settore industriale francese rimane impantanato in una profonda crisi. Sia il volume degli ordini nazionali che quelli internazionali non mostrano segni di ripresa. Particolarmente preoccupante è l’ulteriore calo della produzione prevista per i prossimi dodici mesi.”
Implicazioni per la BCE
i dati rappresentano una sfida per la Banca Centrale Europea (BCE). Mentre le pressioni inflazionistiche nel settore manifatturiero sembrano allentarsi, il settore dei servizi deve ancora far fronte a costi elevati, in gran parte dovuti alle pressioni salariali.
“Ciò conferma l’idea che la BCE probabilmente taglierà i tassi di interesse di riferimento di soli 25 punti base a dicembre, invece dei 50 punti base di cui alcuni hanno parlato”, ha suggerito de la Rubia.
Reazioni del mercato
Giovedì l’euro è salito dello 0,2%, scambiato a 1,08 dollari, invertendo tre giorni di perdite. Tuttavia, la valuta rimane sulla buona strada per la quinta settimana consecutiva di ribassi.
I rendimenti dei titoli sovrani nell’Eurozona sono diminuiti, con i rendimenti dei Bund tedeschi in calo di quattro punti base al 2,28%. Diminuzioni simili sono state osservate in Francia e Italia, dove i rendimenti degli OAT e dei BTP sono scesi rispettivamente al 3% e al 3,48%. I Bonos spagnoli sono scesi di sei punti base al 2,97%, eliminando per la prima volta dall’inizio del 2008 lo spread di rendimento con la Francia.
Le azioni europee hanno registrato un rally, con l’Euro Stoxx 50 che ha guadagnato lo 0,7%. I produttori di automobili sono stati i migliori, guidati da Renault, le cui azioni sono aumentate di quasi il 7% dopo il battito delle vendite del terzo trimestre e una previsione positiva del quarto trimestre.
L’indice CAC 40 è salito dello 0,7%, sostenuto dai guadagni dei titoli del lusso, con LVMH e Kering in rialzo rispettivamente del 2,9% e del 2,6%.
In Germania, il DAX è aumentato dello 0,6%, trainato da un balzo del 4% delle azioni Volkswagen, mentre BMW e Mercedes-Benz sono aumentate entrambe del 3% circa. Il FTSE MIB italiano e l’IBEX 35 spagnolo avanzano dello 0,3%.
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