Sebbene sia solo la terza malattia più segnalata trasmessa dagli animali all’uomo, secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) le infezioni da zanzare portatrici del virus del Nilo occidentale sono in aumento nell’UE.
Secondo l’ultimo rapporto dell’EFSA sulle malattie zoonotiche, nel 2022 i casi di virus del Nilo occidentale trasmesso dalle zanzare hanno registrato un aumento di oltre sette volte rispetto all’anno precedente, principalmente a causa di un’epidemia che ha coinvolto Italia e Grecia.
La stagione di trasmissione documentata nel 2022 dal rapporto pubblicato il 12 dicembre è stata la seconda più alta mai registrata in Europa con 1.133 contagi – rispetto ai 152 dell’anno precedente – mentre il numero più alto finora con 1.612 casi è stato registrato nel 2018. l’infezione del Nilo occidentale rimane elevata con 92 decessi nel 2022 con un tasso di ospedalizzazione pari all’86,9% dei casi confermati.
Attualmente non esiste un vaccino disponibile per l’uomo e circa l’80% delle persone infette mostra pochi o nessun sintomo.
Gli uccelli sono gli ospiti naturali del virus poiché le zanzare si infettano quando si nutrono di uccelli infetti. Tuttavia, gli esseri umani e i cavalli sono gli ospiti “senza uscita”, nel senso che avendo contratto il virus non diffondono ulteriormente l’infezione.
Il numero di uccelli e cavalli risultati positivi al virus è stato circa il doppio rispetto all’anno precedente.
Originario dell’Africa, il virus si è diffuso lontano dalle aree in cui era tradizionalmente prevalente e ora si trova in tutti i continenti tranne l’Antartide. Secondo l’EFSA, ha raggiunto aree precedentemente non interessate in Europa, come il sud-ovest della Francia, la Germania settentrionale e l’Italia meridionale.
“Il cambiamento climatico sta aumentando l’ondata di malattie trasmesse da vettori”, ha spiegato Frank Verdonk, capo dell’unità Pericoli biologici e salute e benessere degli animali dell’EFSA, aggiungendo che la via da seguire è un approccio One Health che integri le valutazioni del rischio umano e animale.
Il termine One Health è stato originariamente coniato per trattare le infezioni silenti negli animali che potrebbero essere trasmesse all’uomo con conseguenze mortali.
Il concetto è ora utilizzato in una gamma crescente di altre discipline per indicare diversi rimedi olistici per far fronte ai rischi per la salute pubblica che considerano il nesso ambiente-clima-salute.
La Commissione europea è stata pioniera in questo approccio lanciando il piano d’azione One Health già nel giugno 2017, chiedendo un’azione efficace contro la minaccia della resistenza agli antibiotici.
Il virus prende il nome dal distretto del Nilo occidentale in Uganda, piuttosto che dal fiume in Egitto e Sudan.
Image:Getty Images