Indice dei Contenuti
TogglePressione sui controlli alle frontiere aeroportuali di Lisbona: sicurezza a rischio tra lunghe code e sistemi inadeguati
L’aeroporto di Lisbona sta vivendo una forte tensione ai controlli di frontiera, schiacciato dall’incremento del traffico passeggeri e da criticità organizzative che mettono a dura prova la sicurezza nazionale. I sindacati di polizia lanciano l’allarme, denunciando come la pressione del governo per ridurre le code rischi di compromettere il controllo effettivo dei viaggiatori in ingresso e uscita dal paese.
Le difficoltà strutturali dell’aeroporto Humberto Delgado e l’impatto sull’efficienza dei controlli di frontiera
Dal novembre scorso, la polizia di pubblica sicurezza (PSP) ha assunto la gestione diretta dei controlli alle frontiere aeree a Lisbona, subentrando all’ex agenzia SEF, ormai soppressa. In una lettera inviata al Ministero dell’Interno, il sindacato ASPP ha denunciato come gli agenti operino sottoposti a una pressione costante, focalizzata più a facilitare il flusso dei passeggeri che a garantirne la sicurezza.
Uno dei problemi principali è di natura strutturale: l’aeroporto Humberto Delgado, progettato per gestire fino a 22 milioni di passeggeri, ha superato ampiamente questa soglia, toccando nel 2024 la soglia record di 35 milioni, secondo i dati ufficiali di VINCI, la società proprietaria di ANA Airports. Questa situazione ha esacerbato le code e ha portato a soluzioni di compromesso, come l’utilizzo di un sistema semplificato che limita i controlli.
Il sistema, pensato originariamente per situazioni straordinarie quali blackout informatici, è ormai adottato quotidianamente nei momenti di picco del traffico. Invece di interrogare i database di sicurezza più approfonditamente, gli agenti si limitano a verificare la validità formale dei passaporti, mettendo a rischio il rilevamento di persone ricercate o pericolose. Ricardo Jesus, presidente della Criminal Investigation Career Union, sottolinea come “cittadini arrestati o latitanti possano così attraversare i confini quasi inosservati”.
Un caso emblematico è stato segnalato proprio ad agosto: un uomo che aveva commesso un omicidio poche ore prima a Porto ha rischiato di lasciare il paese inosservato a causa di questo controllo semplificato. Solo l’intuizione di un agente, che ha notato un atteggiamento sospetto e ha effettuato un controllo manuale approfondito, ha scongiurato il pericolo.
Il sistema europeo di ingressi e uscite: cosa cambia per i controlli aeroportuali
Dal 12 ottobre 2025 è entrato in vigore il nuovo sistema europeo di ingressi/uscite (EES), una misura che ha pesantemente influito sull’organizzazione delle operazioni di frontiera all’aeroporto di Lisbona. Questa piattaforma digitale obbliga tutti i viaggiatori extra-UE a registrarsi in modo automatizzato tramite scansione del passaporto, rilevamento delle impronte digitali e fotografia.
Se da un lato la tecnologia punta a migliorare la sicurezza e la tracciabilità, dall’altro ha contribuito ad aumentare drasticamente i tempi di attesa. Il 14 ottobre scorso, la PSP ha definito la giornata “critica”, con passeggeri spesso costretti ad attendere più di 90 minuti per l’elaborazione dei controlli sia agli arrivi che alle partenze.
Alle difficoltà tecnologiche si sommano questioni legate alla gestione logistica degli spazi: gli orari di maggiore pressione coincidono con la sovrapposizione di partenze e arrivi, specie nelle prime ore del mattino, tra le 7.30 e le 11.30. Questo comporta un utilizzo inefficiente delle risorse umane, aggravando ulteriormente l’esperienza di chi transita dall’aeroporto.
Risorse, organizzazione e responsabilità: tra carenza strutturale e politiche di governo
Pur dirottando l’attenzione sulle strutture aeroportuali, i sindacati rigettano l’idea che il problema principale sia la carenza di personale. Paulo Santos, leader dell’ASPP, afferma con chiarezza: “Anche aumentando il numero degli agenti, senza spazi adeguati e box di controllo, si continueranno a creare colli di bottiglia”. Attualmente, circa 300 membri della PSP e 35 ispettori della polizia giudiziaria operano a turni all’interno dei terminal di Lisbona, che offrono un numero limitato di postazioni di controllo manuale e rapido.
La gestione degli ingressi è inoltre complicata dalla recente abolizione del SEF, che ha lasciato gli ispettori della polizia giudiziaria temporaneamente assegnati agli aeroporti. La proroga forzata dell’incarico, prevista fino ad aprile 2026 in relazione all’attuazione dell’EES, ha creato incertezza e malcontento tra gli addetti, molti dei quali avrebbero dovuto essere riassegnati mesi fa.
Il presidente di ANA Airports, José Luís Arnaut, ha riconosciuto la gravità della situazione definendo le code un problema “molto serio”, mentre il segretario di Stato per le Infrastrutture, Hugo Espírito Santo, ha parlato di un vero e proprio “imbarazzo nazionale”. In risposta, sono stati annunciati progetti per ampliare del 30% i box di partenza e di arrivo e potenziare i varchi elettronici, con un incremento previsto del 70%, entro giugno 2026.
Non mancano però le critiche alle politiche governative che, secondo i sindacati, privilegiano il profitto commerciale a scapito della sicurezza. Paulo Santos accusa direttamente ANA Aeroportos di spingere verso una maggiore velocità nel passaggio dei passeggeri, a discapito di un controllo rigoroso.
Conclusioni
La situazione ai controlli di frontiera dell’aeroporto di Lisbona rappresenta un caso emblematico delle sfide che tanti scali moderni si trovano a fronteggiare in un’era di flussi turistici e migratori crescenti. L’inadeguatezza delle strutture e la pressione per velocizzare i tempi di attesa stanno mettendo a dura prova la sicurezza pubblica, alimentando tensioni tra le forze di polizia e le autorità governative.
Per garantire non solo un’esperienza più fluida ai viaggiatori, ma anche una reale sicurezza internazionale, sarà indispensabile un investimento strutturale e tecnologico corposo, accompagnato da una gestione più equilibrata delle risorse umane. Il rischio, altrimenti, è di vedere come vittime collaterali proprio quegli standard di sicurezza che dovrebbero essere un faro per tutti i principali punti di accesso al continente europeo.
TenMagazine continuerà a seguire gli sviluppi di questa vicenda cruciale per il futuro dei viaggi in Portogallo e oltre.